Intervista a Lillo e Greg:

La vostra carriera è più che ventennale e spazia dal teatro, al cinema, dalla televisione alla radio. Secondo voi in Italia come si è evoluto negli ultimi anni il linguaggio della comicità?

Greg: Secondo il mio punto di vista si è involuto, si è perso lo spirito e lo smalto della comicità surreale che è sempre stata appannaggio dell’umorismo anglosassone ma che era molto presente anche in Italia, partendo da esempi lontani come Petrolini per continuare poi con Cochi&Renato, Jannacci, Felice Andreasi fino a arrivare ai Giancattivi e sparire completamente. Secondo me, parlo come Greg, poi sentirete il parere di Lillo, ultimamente in Italia ci sono poche realtà di umorismo valido: Alessandro Bergonzoni, Antonio Rezza, ci sono delle cose molto divertenti di Massimo Bagnato.

Lillo: Sono d’accordo rispetto al fatto che la comicità si sia in parte impoverita. La comicità oggi è servita come al fast-food. In passato la comicità era un po’ più elaborata, meno telefonata, un po’ più originale. C’è una ricerca pazzesca della battuta fine a sé stessa, ma manca la ricerca di un linguaggio comico un po’ più costruito, si cerca la battuta facile e quando arriva la battuta arriva la risata. In realtà non basta avere la risata, quando si fa teatro comico si deve creare un piccolo microcosmo, un piccolo mondo comico, lo spettatore entrando in quel mondo, oltre a ridere deve un po’ perdersi. Oggi si lavora sulla battuta e non sul contesto, non su quel microcosmo che cattura lo spettatore.

Cosa pensate della comicità televisiva di Zelig?

Lillo: Credo sia un format che dal punto di vista della sperimentazione, dal punto di vista dei comici, non aiuti molto. E’ vero, danno degli spazi che altrimenti non avresti ma è anche vero che si crea un minestrone, un calderone che produce situazioni antipatiche. La gente dice “Ah! Ma è quello che fa Zelig!” e spesso non sa neanche il nome. Ovviamente per avere tanti comici si prende di tutto… ci sono cose di scarsissima qualità, cose più decenti e cose anche carine. Una volta in tivù i comici erano cinque, sei.. Paolo Panelli, Bice Valori…

Greg: Chi c’era di carino a Zelig?

Lillo: A me Ale e Franz degli inizi piacevano, e facevano Zelig. Questo bisogno di massa fa calare la qualità… A volte vedi delle cose che sono assolutamente facili, scontate. Alla fine Zelig è un prodotto commerciale, molto commerciale.

A Natale uscirà un film al quale avete collaborato, dal 2004 conducete 610-seiunozero su radio2, siete stati presenti in televisione e stasera siamo qui per un vostro spettacolo teatrale. Tra questi qual’è il linguaggio che preferite?

Greg: Per me il teatro.

Lillo: Per me a pari merito teatro e radio. La radio è un mezzo perfetto per il nostro  tipo di umorismo. Il nostro è un umorismo surreale, i nostri personaggi e i nostri mondi assurdi sono più credibili in radio, quando non li vedi li immagini e ci credi di più. In tv diventa tutto posticcio, tutto finto. Il nostro programma ha funzionato fin dall’inizio, siamo in radio da dieci anni.

Mi hanno detto: “Ah! Ma  stasera vai a sentire Lillo&Greg quelli che commentavano Takeshi’s Castle!” Come vi fa sentire questa cosa?

Greg: Guarda, consideravo Takeshi’s Castle una cosa assolutamente dignitosa in quanto era un programma talmente demenziale e surreale da risultare indubbiamente divertente. Lascia perdere che dopo aver commentato duecento puntate alla fine non ce la facevamo più. Rimane il fatto che io da spettatore lo guarderei, mi divertirei a vederlo. Vedi questi dentro queste manone, con delle facce incredibili… io lo trovo buffo, questi che camminano sui massi e poi danno delle facciate pazzesche, le cadute mi divertono molto. Peccato non averlo più commentato, preferivo commentare Takeshi’s Castle che Wipeout.

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