RANDOM-Libere impressioni

Bella prova di comunicazione per questi giovani ragazzi: un comunicare elegante, anche attraverso la musica, comprimaria del protagonista, che si muove sulla scena come seguendo la linea immaginaria di una croce… e si piega a terra e “prega” – anche se non sa pregare e ce lo dice… 

Ma forse una preghiera, una strana forma di preghiere è il suo racconto, duro e tagliente, amaro, anche atroce, fastidioso…  a dire che la solitudine non è responsabilità solo di un individuo; è una società, un paese, una nazione a cui si rivolge l’invito – fatto con dolcezza, attraverso la narrazione scenica, solo per chi può e vuole pensare,  riflettere, assumersi responsabilità.

Se lo si vuole semplificare, Random è la storia di un uomo che interroga la sua solitudine per trovare una ragione o consolazione, spaventato dallo spettro di un ineffabile nulla. Il dolore di chi non ha neanche  potuto lottare perché non sa chi è il nemico, o ce ne sono troppi.

Random racconta così una manciata di storie a una persona amata che non c’è, storie di altri uomini, storie molto particolari che narrano di assedi e attese, “guerre” mai finite, situazioni sospese e sfinimenti; l’amata non può rispondere perché non c’è, non può rispondere perché forse non può capire un uomo che tenta di raccontare la sua storia attraverso La Storia, a voler fare intendere che l’ingiustizia priva la terra – non delle cose – ma  dell’unico bene necessario: l’amore.

Le bombe intelligenti, i soldati fantasma giapponesi, la fortezza di Masada, il rocambolesco Oleg Gordiewskij (apice dello spettacolo, un momento di grande forza espressiva e musicale) raccontati in proscenio,  a cercare attenzioni, a raccontare la PAURA, la paura di una vita trascorsa nell’assenza e nell’attesa… di un caso che diventa destino e che chiama in causa come ultima speranza, come preghiera, la scrittura, voce sommessa eppure presente, sofferente ma decisa e caparbia.

Teatro di Ansasà si chiama questo gruppo al debutto, teatro forse bastardo… nel caso… che non sa… che disfa e rifà – come scrive il regista Gaccioli -, un lavoro laico e – aggiungo – fortemente UMANO!

Natascia Nobili