In occasione della Giornata della Memoria
Ognuno, si sa, in un modo o nell’altro, legittimamente racconta e mette in scena se stesso. E’ inaggirabile e probabilmente indispensabile. Ecco, allora, che questa orazione civile prende vita dalla personale biografia di Pierluigi Tedeschi, nato e vissuto nella nebbia. Nella stessa nebbia in cui (non) ha visto svolgersi eventi storici fondamentali come il mancato saccheggio di Reggio, evitato dal poi patrono Prospero. La nebbia è anche la stessa che facilita le incursioni della guerriglia partigiana contro gli assassini nazifascisti, sempre pronti ad attaccare vigliaccamente gli inermi e gli indifesi. Non c’è revisionismo storico che tenga, la canaglia nera viene condannata senza scusanti e il suo orrido appellativo viene apostrofato. Ma nebbia è anche rassicurante elemento meteorologico, cornice della propria infanzia e della propria giovinezza passate in bicicletta nelle campagne, come da autobiografia, e completa questo sfondo molto “padano” ( non in senso secessionista..) dove ormai, però, i muraglioni impenetrabili di foschia dell’epoca di Ligabue e Fellini si sono diradati a causa del cambiamento climatico. Quello era quasi un altro mondo. Ora, dagli anni Ottanta, viviamo immersi nella nebbia dei flussi finanziari che ha fatto smarrire l’Occidente ( che tanto amiamo) della triade libertà, eguaglianza, fraternità. Questa non è la stessa nebbia delle campagne emiliano-romagnole dell’infanzia di Tedeschi, ma è piuttosto figlia dell’egoismo e dell’egotismo di quei pochi che si credono i padroni dell’universo, i cui volti sono continuamente illuminati dalle spie e dalle lucette degli schermi che si trovano in quelle vere e proprie arene che sono le sale per le contrattazioni borsistiche. E questi sono coloro che, attraverso mass media e manipolazioni degli strumenti comunicativi, hanno versato tonnellate di foschia che tutto confonde e non permette di vedere con nitidezza la loro cattiva fede. E’ la nebbia della “armi di distrazione di massa” ossia dei fattoidi (fatti verosimili e apparenti, in realtà inventati di sana pianta, che vengono messi in circolazione) e la stessa dei pixels che compongono le immagini del grande e piccolo schermo che da decenni ci vomitano addosso ininterrottamente. Viviamo circondati dalla foschia avvolgente dell’iperrealtà dove siamo stati fatti sprofondare per poi adagiarci senza lottare troppo, delusi dalla realtà e innamorati di un virtualità diventata quotidiana. Un’opera teatrale che offre un’orazione civile e impegnata. Originale per la scelta dell’uso della multimedialità sulla scena e per l’approccio alla Resistenza non scontata e antiretorica. Nebbia traccia i solchi tra la bruma “cattiva” e quella “buona”, con la consapevolezza del fatto che a volte possano mescolarsi, divenendo poco distinguibili.